Probabilmente l’abitudine è così ben radicata che ormai pochi ci pensano: la luce blu, emessa dallo schermo di computer, televisori, tablet, videogiochi e smartphone è un fattore che si correla non soltanto alla stanchezza oculare, ma anche all’insonnia.

Questo perché la luce blu, presente anche nella radiazione solare, stimola il cervello e inibisce il rilascio di melatonina. La questione, dunque, non sta nell’affermare se essa sia “buona” o “cattiva”, utile o controproducente: così come l’esposizione alla luce blu al mattino funge da stimolo attivatore del risveglio e, come osservato in giovani atleti, migliora il benessere e le performance fisiche, potenziando in generale le facoltà sensoriali e intellettive, nelle ore serali essa trae in inganno il sistema nervoso, impedendo il rilassamento e il successivo addormentamento.

Questo dettaglio acquista una rilevanza ancora più marcata in età adolescenziale, a seguito dell’uso perfino più intensivo dello smartphone nelle ore serali, che porta a un ritardo di fase e quindi a una progressiva perturbazione dei ritmi circadiani. All’effetto della luce blu, poi, si somma anche quello legato all’impatto psicoemotivo, se così lo si può definire, dei rapporti virtuali e della dipendenza dai social (“social network addiction”)

A seconda quindi del contesto può essere consigliabile impostare gli schermi dei dispositivi in modo da ridurre l’emissione di luce blu, fare uso di lenti in grado di filtrarla, regolamentare il tempo davanti alla televisione – oltre a evitarne la presenza in camera da letto – soprattutto quando si tratta di giovanissimi: un’indagine, per esempio, ha dimostrato che un’ora in più di televisione al giorno accorcia di 7 minuti il sonno quotidiano dei bambini.