Spesso i dati numerici descrivono meglio l’impatto di un fenomeno o di una condizione. In Italia 13,4 milioni di persone soffrono di disturbi del sonno.

Inoltre, uno studio condotto nel 2019 da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Università Bocconi e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in collaborazione con l’Istituto Doxa, ha dimostrato che i disturbi del sonno in Italia sono in aumento e risultano più frequenti tra gli anziani e i soggetti con un livello socioeconomico inferiore. Il 30% degli intervistati dorme un numero insufficiente di ore e la percentuale di intervistati che ha valutato il proprio sonno come insoddisfacente è del 14,9%. Fra questi, le donne sono più degli uomini, mentre non esiste una differenza di genere per quanto riguarda il tempo di sonno. All’aumentare dell’età aumenta sia l’insufficienza che l’insoddisfazione del sonno.

Al di là dei disagi notturni, la maggior parte degli insonni soffre anche di numerosi fastidi, per non dire problemi, diurni, legati per esempio a un calo di funzioni cognitive (concentrazione, attenzione, memoria), ripercussioni sulla sfera psico-emotiva e riduzione complessiva della qualità di vita. L’insonnia è inoltre un fattore di rischio sia per disturbi psicopatologici sia per patologie somatiche e mediche, anche di natura infettiva e infiammatoria, di cui peggiora l’andamento interferendo anche con la risposta alla terapia. Poiché l’insonnia riguarda oltre la metà degli ultracinquantenni, è opportuno annoverarla tra le problematiche di salute pubblica. Va infine sottolineato che in Italia la pandemia ha amplificato i sintomi di insonnia, la cui frequenza sembra aver superato quella dei sintomi di ansia e depressione.