C’è un legame tra disturbi del sonno e malattie? La risposta è affermativa, ma la relazione non è immediata, come potrebbe essere, per esempio,
quella tra una caduta e una frattura ossea o un trauma.

Le funzioni del sonno sono molteplici ed è evidente che le sue alterazioni, sia quantitative sia qualitative, oltre che sull’umore, possono ripercuotersi su numerosi processi, rendendo un individuo più suscettibile a fattori esterni o a condizioni di rischio già presenti.

SISTEMA CARDIOVASCOLARE

Un ambito in cui la ricerca ha prodotto finora informazioni interessanti è quello cardiovascolare.
È stato infatti dimostrato che, al pari della frequenza cardiaca, la pressione arteriosa tende normalmente a ridursi nel sonno NREM, (sonno lento, sincronizzato contraddistinto da riposo fisico e mentale), a  differenza del sonno REM (sonno caratterizzato da attività oculare rapida, sogni e completo rilassamento muscolare), in cui i valori pressori registrano un aumento.

A questo proposito è interessante ricordare il morning surge, cioè il rialzo pressorio che ogni giorno si verifica nelle prime ore del mattino ed è influenzato, nella sua entità e collocazione temporale, da eventuali alterazioni del ritmo sonno/veglia.
L’analisi di vari studi dimostra infatti che sussiste un rapporto a U tra durata del sonno e rischio cardiovascolare: sia i brevi sia i lunghi dormitori presentano una maggiore mortalità per coronaropatia, ictus e malattie vascolari. I fattori in causa per gli uni e gli altri sono complessi e diversi, ma quello che più deve far riflettere è che ciascuno ha e dovrebbe mantenere un proprio equilibrio.

OBESITÀ

Un’altra relazione documentata è quella tra breve durata del sonno e obesità: essa è valida non soltanto nell’adulto ma anche
e soprattutto nel bambino, nel quale è importante riconoscere precoce mente eventuali disturbi del sonno e correggere, se necessario,
lo stile di vita, per esempio regolamentando l’utilizzo di televisione e dispositivi elettronici e contrastando la sedentarietà. Ovviamente
il messaggio da precisare, in particolare in età pediatrica, è che il rispetto del fabbisogno di sonno ha risvolti importanti anche
sul comportamento alimentare e sul peso. Da questo, invece, si deve differenziare l’impatto che uno stato già consolidato di sovrappeso
o obesità può comportare sulla durata e sulla qualità del sonno.

In conclusione, è sempre bene riflettere su quanto l’insonnia sia non soltanto un elemento di disagio, ma anche un fattore di potenziale predisposizione ad altre conseguenze. Parlarne con il proprio medico di fiducia è sempre una buona r accomandazione, così come non sottovalutare un’eventuale insonnia o, peggio, conviverci.